“È successo un casino”. Questo riassume perfettamente cosa direbbe un influencer o meglio un micro-influencer (li andremo anche a definire, ma non l’ho detto io, lo dice AGCOM) dopo essere incappato nel riassunto (quello riportato dai giornali ndr) delle nuove direttive AGCOM.
Dopo il caso del Pandoro (e non solo) di Chiara Ferragni (che non ha bisogno di presentazioni), l’AGCOM ha intrapreso un’iniziativa per definire norme più chiare e stringenti per l’influencer marketing.
Questa mossa è stata dettata dalla necessità di proteggere i consumatori da pratiche ingannevoli, che si è scoperto non riguardare solo la TV, ma la sempre più crescente (per taluni raggiungono più persone degli altri mezzi pubblicitari) pubblicità fatta da influencer e microinfluencer.
Cosa ha detto AGCOM: va sempre indicato “pubblicità”?
Nel tavolo tenutosi il 10 gennaio 2024, l’AGCOM ha sottolineato l’importanza di distinguere chiaramente il contenuto promozionale da quello editoriale. Gli influencer, nel presentare prodotti o servizi, devono ora seguire criteri precisi per garantire che il pubblico sia consapevole della natura pubblicitaria del contenuto visualizzato.
In rete si è parlato dell’obbligo di utilizzare la scritta “pubblicità” ben visibile al posto del semplice adv, il quale era sufficiente nella descrizione, in piccolo nell’immagine/video o in un commento.
In realtà nessuno ne ha parlato, la conclusione è semplicemente che “si deve capire” che l’oggetto trattato è un messaggio promozionale, un advertising o altro effettuato pagando l’influencer.
Influencer, Content Creator e Talent: cosa ha definito l’AGCOM
Per la prima volta in Italia (in ritardo di almeno 10 anni) l’AGCOM ha “finalmente” definito le categorie coinvolte, non senza alcune polemiche delle parti sedute al tavolo.
Influencer
Gli influencer sono individui popolari nei media digitali, specialmente sui social media, con la capacità di influenzare opinioni e decisioni d’acquisto. Collaborano spesso con marchi, mantenendo un’autenticità che stabilisce una connessione personale con il loro pubblico.
Content Creator
I content creator, invece, si focalizzano sulla creazione di contenuti originali per piattaforme digitali come blog, YouTube o podcast. La loro priorità non è l’influenzare per fini commerciali, ma condividere creatività e conoscenza, producendo contenuti unici che spaziano dall’intrattenimento all’informazione.
Talent
I talent sono celebrità o personalità pubbliche già famose, che usano i social media per amplificare la loro presenza digitale. A differenza degli influencer, la loro influenza deriva da una notorietà e successo preesistenti in altri campi, sfruttati per promuovere prodotti o messaggi.
Questa classificazione, pur non esaustiva, stabilisce un importante precedente nel delineare le vari figure nel mondo digitale.
Nascerà anche un albo?
Attualmente chi opera nel campo dell‘Influencer Marketing (riceve pubblicità sui video di Youtube, riceve “mance” durante livestreaming dai propri follower o fa campagne pubblicitarie a pagamento), utilizza il codice ATECO 73.11.02 ovvero conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari.
Con le nuove norme potrebbe non essere più quello indicato per gli influencer.
Regole, multe e conseguenze del tavolo dell’AGCOM
Tra le principali regole imposte, vi è l’obbligo di segnalare chiaramente i contenuti sponsorizzati, garantire che le loro recensioni siano oneste e non ingannevoli, fornendo un quadro veritiero dei prodotti o servizi promossi.
Inoltre bisognerà aderire ai principi dove si evita l’incitamento all’odio e si tutelano i minori, già sanciti da altri testi dedicati all’audiovisivo, equiparando in tutto e per tutto gli Influencer e le altre figure trattate a editori.
Chi ha partecipato al tavolo delle trattative?
Gli enti partecipanti al tavolo delle trattative AGCOM hanno rappresentato un’ampia varietà di interessi nel settore digitale e influencer marketing.
Tra loro figurano associazioni professionali, organizzazioni di consumatori, enti di autoregolamentazione pubblicitaria, rappresentanti legali e aziende tecnologiche, tutti impegnati nel plasmare il futuro della regolamentazione del settore.
Hanno partecipato tra gli altri:
- AID – Associazione Italia Digitale
- Unione Editori e Creators Digitali dell’ANICA
- ASSOBIO – Associazione Nazionale delle Imprese di Produzione
- ASSOINFLUENCER
- CODACONS
- CRTV – Confindustria Radio Televisioni
- Google Italia
- IAB – Associazione IAB Italia
- IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria
- LICENSYNC – Associazione Licensync
- OBE – Osservatorio Branded Entertainment
- OPENINFLUENCE
- U.DI.CON. – Unione per la Difesa dei Consumatori
- UNA – Aziende della Comunicazione Unite
- UNC – Unione Nazionale Consumatori
- UPA – Utenti Pubblicità Associati.
Conclusione
Le linee guida AGCOM, pur essenziali, rischiano di sottovalutare la complessità dell’influencer marketing. Aspetti come l’importanza del nano e micro-influencing, la sfida di regolamentare contenuti globali, e l’efficacia limitata di norme nazionali in un ambito così vasto e dinamico, restano questioni aperte.
Redazione Tana delle Volpi
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