Deepfake: ora i colloqui li fa l’intelligenza artificiale. La storia di facelessboy00

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Il fatto che ha dell’incredibile sembrerebbe arrivare dalla Russia, perlomeno dalla fonte. L’utilizzo deepfake per un colloquio nasconde diversi dubbi (pubblicare la storia online equivale a rivelarla anche all’azienda) ma solleva ugualmente diversi interrogativi.

La storia di un utente noto sui social con il nickname “facelessboy00” è stata pubblicata su habr.com, un popolare sito di tecnologia russo e solleva questioni etiche e legali riguardanti l’uso dei deepfake. Questo utente ha descritto dettagliatamente come ha aiutato un amico a ottenere un lavoro sostituendosi a lui in un colloquio online, usando la tecnologia deepfake per mascherare il proprio volto con quello dell’amico.

Deepfake e colloqui online: la storia di facelessboy00

L’amico viene descritto come un individuo talentuoso ma con grandi difficoltà nella presentazione di sé e delle proprie competenze, al punto da non riuscire a trovare impiego. Dopo mesi di ricerche infruttuose entra in scena “facelessboy00”, determinato a non lasciare che le barriere convenzionali ostacolino il futuro del suo amico.

La missione ha visto l’impiego di “DeepFaceLive“, un software avanzato di deepfake che permette di sostituire in tempo reale il volto di una persona con un altro in video streaming. Dopo aver raccolto e utilizzato migliaia di foto dell’amico per addestrare l’algoritmo, “facelessboy00” si è presentato al colloquio online al posto dell’amico, mascherando la propria identità dietro il volto digitalmente alterato.

Continuando con la storia, nonostante un primo tentativo fallito, raffinando la tecnica e perfezionando l’illusione, al secondo tentativo il successo: l’amico di “facelessboy00” è stato assunto con un contratto da 4.000 dollari mensili.

Non solo deepfake: ingegneria sociale

Una fase precedente, incentrata più sull’ingegneria sociale (cercare informazioni in rete, ottimizzarle per manipolare individui e utilizzarle a proprio vantaggio) che sull’intelligenza artificiale, ha comportato la creazione di un curriculum vitae accattivante, arricchito da esperienze lavorative e competenze che, seppur veritiere nel merito, venivano presentate in maniera ingegnosamente esaltata. Per rendere il tutto più credibile, sono stati selezionati dettagli e articoli da profili LinkedIn di professionisti operanti in grandi aziende, adattandoli al contesto del candidato.

Possibili Rimedi

Di fronte a queste sfide, è imperativo implementare sistemi di autenticazione più robusti. Soluzioni come un sistema di autenticazione digitale simile allo SPID o videochat gestite direttamente dalle piattaforme di colloquio, che controllano la webcam e rivelano eventuali manipolazioni, potrebbero fornire una risposta. Questi metodi garantirebbero che l’identità del partecipante corrisponda a quella dichiarata, offrendo una barriera contro l’abuso delle tecnologie di deepfake.

Casi precedenti italiani di deepfake

Il caso citato non è isolato. La tecnologia deepfake, che permette la creazione di video e audio estremamente realistici di persone che dicono o fanno cose mai realmente accadute, ha già creato problemi in numerosi contesti.

Recentemente, la figura di Piero Ferrari è stata utilizzata per promuovere investimenti ad alto rischio attraverso falsi colloqui diffusi su piattaforme social, evidenziando la pericolosità di questa tecnologia quando usata per scopi fraudolenti.

Riflessioni Finali

Storie come quella di “facelessboy00” e l’abuso dell’immagine di Piero Ferrari servono da monito sulle implicazioni etiche e legali di queste tecnologie. Oggi abbiamo la prova che tramite deepfake si possono creare foto, video e persino audio spacciandosi per altro. Cosa succederà domani?

Redazione Tana delle Volpi

Immagini prese dall’articolo pubblicato su habr.com

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