Temu ruba i dati? Nasconde uno spyware o un virus?

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Temu ruba i dati?

Temu ruba i dati?

Se utilizzate Youtube sullo smartphone o semplicemente qualche App che contiene pubblicità, al 99% vi saranno uscite decine se non centinaia di pubblicità di Temu, la nuova App per acquisti online simile ad altre tra cui Shein e Aliexpress. L’altra informazione, o meglio dubbio, che vi sarà sorto è: “Temu ruba i dati?”. Può un’App vendere prodotti a così poco costo e spendere così tanto in pubblicità senza un secondo fine? Oggi cercheremo di rispondere insieme a queste ed altre domande.

Andremo e verificare chi è Temu, chi è PDD Holdings (la società che c’è dietro l’ascesa), le tattiche pubblicitarie e le crescenti preoccupazioni legate alla sicurezza e all’eventuale presenza di spyware o virus legati a questa app.

Temu ruba i dati: origini e dubbi sugli spyware

Situata a Shanghai ma ufficialmente registrata alle Isole Cayman (noto paradiso fiscale), PDD Holdings è la forza motrice dietro Temu. Dopo il suo lancio negli Stati Uniti nel settembre 2022, l’App ha rapidamente conquistato una vasta base di utenti anche in paesi europei come l’Italia. Nonostante il suo successo, Grizzly Research ha sollevato alcune inquietanti questioni riguardo alla sicurezza dell’app, portando molti a farsi la tanto temuta domanda: “Temu ruba i dati?”

Strategie pubblicitarie e modelli di business

L’espansione di Temu è stata spinta da massicce campagne pubblicitarie, soprattutto sui social media, rendendola in breve tempo uno dei nomi più riconosciuti nel settore, simile ad altri marchi noti come Shein, Aliexpress, Wish, e in un certo senso anche Amazon (anche se trattandosi di un gigante, non regge del tutto il paragone). Questa rapida crescita fa sorgere domande: con margini di prezzo così contenuti e una grande spesa in pubblicità, da dove provengono i loro profitti? C’è chi sostiene che un’altra fonte di reddito potrebbe essere la vendita di dati utente, alimentando ulteriormente la questione “Temu ruba i dati?”, “Temu vende i dati?”, “Temu installa Spyware?” e infine “Temu ha secondi fini?”.

Temu ruba i dati: l’indagine di Grizzly Research sulla sicurezza

Secondo le ricerche condotte da Grizzly Research, l’applicazione Android di Temu potrebbe accedere a vari componenti del dispositivo, come il microfono e il GPS e potrebbe avere capacità di esecuzione di comandi. Tali funzioni, se non regolamentate correttamente, possono rappresentare una minaccia per la riservatezza degli utenti.

Grizzly Research LLC è un’organizzazione specializzata nella produzione di analisi approfondite su aziende quotate, con un focus particolare nel rilevare potenziali incongruenze o aspetti nascosti dalle stesse aziende. Recentemente, ha rivolto la sua attenzione proprio verso Temu.

Spyware: qual è la verità?

Le accuse rivolte a Temu riguardano la possibilità che sia uno strumento di spyware. Alcune delle problematiche emerse includono:

  • Applicazioni nascoste create dall’app, il cui scopo all’interno dello smartphone non è chiaro
  • Autorizzazioni non dichiarate
  • Possibilità di accedere e alterare i dati degli utenti

In più, esiste il sospetto che questi dati possano essere inviati a server posizionati in Cina, il che solleva ulteriori preoccupazioni data la normativa cinese sulla condivisione di dati.

Conclusioni

È fondamentale chiarire che sebbene queste tipo di analisi forniscano quelle che in una causa di tribunale rappresenterebbero “prove indiziarie“, non ci sono elementi certi per stabilire che Temu rubi i dati degli utenti o installi spyware o virus. Inoltre, i prezzi molto convenienti e le pubblicità a tappeto su ogni canale possibile, fanno parte di tattiche commerciali già viste in altre realtà. Pensiamo ad Amazon col suo Prime che inizialmente costava 9,99 euro, per essere arrivato oggi a 49,99 (anche se con più servizi), o ai prezzi di beni acquistabili su alcuni store, che dopo un primo periodo molto conveniente sono aumentati a dismisura per iniziare a monetizzare. Le tattiche commerciali sono infinite e variegate.

In più, la vendita di dati o perlomeno la trattazione dubbia di essi è continuamente al vaglio di una moltitudine di situazioni diverse. Per citarne alcune: il blocco di ChatGPT limitato all’Italia da parte del Garante Privacy nel mese di aprile 2023, il blocco di Threads di Instagram (subito sostituito da altre App) da parte dell’Unione Europea a causa della stringente legge sulla Privacy, o, tornando più indietro, lo scandalo Cambridge Analytica del 2018.

Mentre le rivelazioni di Grizzly Research hanno acceso dei fari di allarme su Temu, è fondamentale per gli utenti rimanere informati e agire con cautela. Fino a quando non verranno condotte ulteriori indagini, le accuse rimangono in sospeso.

Redazione Tana delle Volpi

Fonte immagine:
https://www.flickr.com/photos/192902634@N05/52616816977
Attribuzione – Non commerciale (CC BY-NC 2.0)

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